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Ishvara Pranidhana e il concetto di Divino nello Yoga


Tra i Niyama degli Yoga Sutra di Patanjali, troviamo il concetto di Ishvara Pranidhana (skt. ईश्वरप्रणिधान ), spesso tradotto con “arrendevolezza al Divino”. Detta così la cosa può essere facilmente fraintesa, perché il termine “arrendevolezza” fa pensare a un atteggiamento di passività e rinuncia; e la nostra concezione di “Divino” è ben diversa da quella diffusa nella tradizione dell’induismo. Vediamo allora di comprendere in profondità questo concetto.


Bisogna innanzitutto precisare che Ishvara (skt. ईश्वर = Divino) è un termine dell’ Induismo, con una vasta gamma di significati che dipendono dall'epoca e dalla darshana (scuola di pensiero). Qui tratteremo la visione dello Yoga, che è una di queste scuole di pensiero.

Patanjali ci presenta la nozione di Ishvara nel primo libro degli Yoga Sutra. Non menziona pratiche devozionali, né dà a Ishvara le caratteristiche tipicamente associate a una divinità. Piuttosto lo definisce coscienza superiore, illimitata e impersonale.

Non si tratta né di un Dio creatore né di un Dio giudice o tantomeno salvatore. Piuttosto viene definito sommo Sé (puruṣa), consapevolezza suprema (I.24-25).

Questo concetto di Divino è alquanto distante dalla visione occidentale.

Cerchiamo di capire cosa si intende con “sommo Sé, Consapevolezza suprema”.

Possiamo fare una distinzione (ma anche no!) tra Divino immanente e Divino trascendente. Sembrerebbe argomento parecchio complicato, ma con un po’ di attenzione siamo in grado di affrontarlo.

Il Divino immanente (Divino interiore, sé, essenza) è quello che nella tradizione cristiana (e non solo) è conosciuto come anima. E’ un centro di coscienza e di saggezza che esprime la vera natura di ogni essere umano, e costituisce una “particella” del Divino trascendente.

Il Divino trascendente (Divino esteriore, sommo Sé) è l’essere che sostiene e sottende a ogni manifestazione dell’universo, dall'atomo ai sistemi più complessi. E’ il substrato metafisico di tutto ciò che esiste.

Di fatto la sostanza dell’uno e dell’altro è identica. Interiore o esteriore, sono solo modalità soggettive di percezione della realtà, perché sul piano dell’assoluto “tutto è uno”! Quindi, quando parliamo di Ishvara parliamo del Divino di cui l’essenza dell’uomo è parte.

Dunque, cosa significa Ishvara Pranidhana?

Arrendersi al Divino significa arrendersi alla vita senza trasformarsi in un’entità diversa da ciò che siamo. Accettare la vita com’è, essere la vita stessa.

Allora la vera personalità fiorisce, libera dal soffocamento dell’ego.

Accettare la vita non vuol dire avere un atteggiamento arrendevole, perché Ishvara pranidhana si rivela come frutto di una pratica intensa (tapas) e della conoscenza di sé (svadhyaya), che sono altri due Niyama. Ishvara Pranidhana è dunque associato a un lavoro costante e consapevole. Dobbiamo impegnarci e fare del nostro meglio, ma non dobbiamo essere attaccati ai frutti delle nostre azioni. Ishvara Pranidhana è “libertà dall’ego”, dove per ego si intende ciò che genera nell’uomo un senso di separazione che impedisce di entrare in contatto profondo con il Tutto e di vivere in armonia con il prossimo. Si tratta di sentire la vita come espressione di noi stessi e riconoscerla anche fuori di noi.

Attraverso la pratica di questo Niyama, riconosciamo che il Divino permea tutto l’universo, e attraverso questa consapevolezza abbracciamo il nostro ruolo come parte del Tutto, dell’Uno.

 
 

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