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  • Immagine del redattoreGiada

Ma quali Chakra?


Il sistema dei Chakra è forse l’argomento che ha catturato l'immaginazione occidentale più di qualsiasi altro insegnamento della tradizione Yoga.

Il fatto che la lingua sanscrita, nella quale sono scritti i testi tradizionali, sia poco conosciuta da gran parte dei divulgatori moderni dell’argomento, ha sicuramente facilitato interpretazioni quantomeno fantasiose.

È un tema facilmente commerciabile quello dei Chakra, ormai entrati nel gergo comune della sottocultura post-New Age come delle realtà concrete, divenute oggetto di conversazione come i segni zodiacali.

Ci piace pensare che un olio essenziale, un cristallo, un colore o un suono ne stimoli il corretto funzionamento, e sentiamo il bisogno di “purificarli” o riequilibrarli. Questo anche se spesso il nostro problema fondamentale è quello di non essere in grado di sentire intere aree del nostro corpo.

Nella tradizione Tantrica da cui derivano, i Chakra sono punti focali per la meditazione all'interno del corpo umano, visualizzati come strutture di energia in cui convergono una serie di nadi, canali o meridiani. All’interno delle nadi, secondo la fisiologia indiana, scorre il prana, l’energia cosmica.

I sistemi che li descrivono sono molti, e ogni tradizione ne ha elaborato uno. Quello dominante nel mondo occidentale è il sistema a 7 chakra, la cui fonte è il Shatchakranirupana di Pūrṇānanda Yati, testo del XVI secolo, tradotto, diffuso e reso celebre in Occidente agli inizi del ‘900, grazie alla traduzione, un po’ incoerente e confusa, di Athur Avalon (1918).

La divulgazione di Avalon rimane la fonte principale di tutte le trattazioni occidentali sul tema, influenzando anche molte scuole orientali contemporanee.

Questo sistema, come detto, individua 7 chakra che si trovano lungo la nadi principale (Sushumna nadi), in corrispondenza della colonna vertebrale, attraverso la quale per mezzo della pratica, si stimolerebbe la risalita della Kundalini (energia in potenza) che risiede nel primo chakra (Muladhara) e che viene simbolicamente rappresentata con un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale.

L’Hatha Yoga moderno è profondamente incentrato su questa interpretazione della fisiologia sottile, secondo la quale i Chakra corrispondono anatomicamente a importanti centri nervosi e organi di cui regolerebbero la funzione.

Ogni asana avrebbe quindi un effetto, oltre che sul corpo fisico, anche sul corpo energetico, andando a stimolare la circolazione dell'energia nei vari distretti, con conseguente influenza su organi e sistemi del corpo umano.

I Chakra però non sono dei fenomeni fisici osservabili, il corpo energetico è un oggetto che la nostra immaginazione deve creare.

Questo non vuol dire che i Chakra non siano reali, il punto è che sono difficili da trovare con un bisturi, e non sono disponibili per analisi cliniche o empiriche nel modo in cui, ad esempio, lo sono organi e gangli neurali; con i quali sono stati confusi per lungo tempo.

Nell’antica India non si sono mai aperti i corpi dei morti per saggiarne gli organi empiricamente. L’orrore della profanazione era così forte che la sperimentazione anatomica e fisiologica era fuori questione.

Solo in epoca moderna è nata la necessità di considerare il corpo yogico come anatomico e reale. Sono seguiti così anni di ricerca, fino alla concezione di macchine per la rivelazione dei Chakra (Motoyama 1981).

Tuttavia i testi post-New Age riguardanti “l’anatomia spirituale” dei Chakra continuano ad attirare l’attenzione di molti lettori; e ce ne sono alcuni che hanno riscosso un grandissimo successo, come ad esempio il famoso Wheels of Life di Anodea Judith.

Queste letture sono sicuramente affascinanti, ma è importante rendersi conto che non si tratta di opere di filosofia Yoga. Piuttosto sono testi di occultismo occidentale, che raramente si basano su fonti della tradizione.

Lo yogi colto dovrebbe sapere che anche tutte le affascinanti associazioni dei Chakra con stati psicologici, sono una moderna innovazione occidentale iniziata con Carl Jung; e non ve n’è traccia nelle fonti sanscrite.

Secondo molti testi dell’occultismo occidentale, a ogni Chakra è associata una certa ghiandola corporea, alcune disfunzioni, certi cibi, un metallo, un minerale, un'erba, un pianeta... Tuttavia nessuna di queste associazioni, per quanto interessanti possano essere, si trova nelle fonti originali. Questo vale anche per gli oli essenziali e i cristalli, che secondo alcuni libri e siti web corrispondono a ciascun Chakra.

Purtroppo, i libri sui Chakra basati sulla comprensione delle fonti originali sanscrite, finora esistono solo nel mondo accademico, e non sono facilmente accessibili, oltre che essere sicuramente meno “accattivanti”.

Non voglio insinuare che non ci sia alcun valore spirituale nell'occultismo occidentale; alcune cose hanno affascinato anche me. Trovo però importante sottolineare che quando attingiamo a certe fonti non dobbiamo pensare che si basino sui testi della tradizione Yoga.

Le persone dovrebbero sapere quando l’origine di una pratica che viene proposta loro è di pochi decenni piuttosto che di secoli. Anche perché se una pratica ha un valore non c'è bisogno di falsificarne la provenienza.

Quindi cosa sono questi Chakra?

Sono strutture idealizzate dotate di una base percettiva, poiché tendono ad essere localizzate dove gli esseri umani sperimentano l'energia emotiva e/o spirituale.

Nella letteratura originale troviamo un'enorme varietà di sistemi di Chakra. Ognuno dei molti rami della tradizione tantrica articolava un sistema di Chakra diverso, a volte più di uno. Si trovano sistemi a cinque, sei, sette, nove, dieci, dodici, ventuno e più Chakra, a seconda del testo e del lignaggio.

Non esiste un sistema più "giusto" di un altro, se non in relazione a una pratica specifica. Le caratteristiche più rilevanti dei sistemi di Chakra delle fonti originali sono:

  1. I suoni mistici dell'alfabeto sanscrito sono distribuiti sui "petali" di tutti i Chakra.

  2. Ogni Chakra è associato a uno specifico Elemento (Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere)

  3. Ogni Chakra è associato a una specifica divinità indù.

Qual è la funzione originaria dei Chakra?

Lo scopo principale di ogni sistema di Chakra era funzionare come modello per la pratica del Nyāsa. In sanscrito “nyasa” significa “collocare”, “toccare”, e indica un rituale tantrico che prevede una serie di tocchi in punti specifici del corpo, durante la recitazione silenziosa di un preciso mantra (formula sacra) per "posizionarlo" su una parte del corpo. Si pensava in questo modo di inserire la presenza di una divinità nel corpo, divinizzandolo.

Chiaramente, questa pratica è inserita in un contesto culturalmente specifico, in cui i suoni della lingua sanscrita sono visti come vibrazioni uniche e potenti, efficaci nel contesto di una pratica mistica che porta alla liberazione spirituale o a benefici mondani attraverso mezzi magici.

Ora, ammesso che gli yogi occidentali arrivino a comprenderla, la pratica potrebbe essere potenzialmente significativa anche per loro, anche se probabilmente mai tanto significativa come per qualcuno che è cresciuto in tale contesto culturale.

Abbiamo appena scalfito la superficie di questo argomento davvero complesso. È imbarazzante la complessità delle fonti originali, e di certo non mi sento in grado di trattarle in modo esaustivo. Né tantomeno è questo l’obiettivo dell’articolo. Piuttosto vorrei invitare tutti a essere più umili nella trattazione di argomenti esoterici così complessi e lontani dalla nostra cultura.

Forse sarebbe più onesto dire ai nostri allievi che ogni testo sui Chakra presenta solo uno dei possibili modelli, e che ben poco di ciò che è scritto nei libri occidentali di ampia diffusione è davvero autorevole, per quanto possano essere letture interessanti.

Quindi, perché non abbracciare con più delicatezza le credenze acquisite sullo yoga, mentre si continua ad imparare?

 

Fonti


 
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