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  • Immagine del redattoreGiada

E' davvero yoga quello che pratichiamo sul tappetino?



La parola Yoga viene da "yuj" che significa "unire" "mettere insieme".

Mettere insieme cosa? La risposta più immediata è le nostre energie, normalmente disperse e frammentate. Metterle assieme perché lavorino nella stessa direzione, verso la ricerca del sé e dell'unità dell'essere.

Lo Yoga non è una ginnastica né uno stile di vita, né l'adesione a particolari regimi alimentari. Andando un po’ più in profondità si può dire che lo Yoga è una via di salvezza indiana, con origini molto lontane da noi, nel tempo e nello spazio. E risponde a una domanda di fondo comune all'umanità tutta, un interrogativo che ha dato origine ovunque a diverse correnti filosofiche e religiose: chi sono io veramente?

Tutto nasce dalla ricerca del sé, l'essenza della nostra identità, quella parte di noi che resta immutabile, identica a se stessa, sempre.

Il tempo passa, cambiano le nostre abitudini, cambiano le nostre idee per effetto delle esperienze che viviamo, cambiano gli aspetti materiali della nostra vita, ma qualcosa in noi è immutabile e ci fa sentire sempre gli stessi. Magari con diversi punti di vista, condizioni di vita diverse, corpi diversi...tutto è cambiamento, ma c'è qualcosa dentro di noi che resta invariabile. E’ il sé, pura coscienza, la stessa di cui è fatto l’intero universo.

Cosa c'entra questo con lo yoga che pratichiamo sul tappetino?

C'entra eccome!

Abbiamo una forte tendenza a identificarci con la nostra mente, quando in realtà questa è ben lontana dall'essere la nostra identità, perché tutt'altro che immutabile.

Basta pensare alla velocità con la quale si alternano pensieri e stati d’animo: nulla è più labile della mente!

La realtà è che noi viviamo molto nella mente e sempre meno nel corpo. La pratica sul tappetino cerca di riportarci al nostro corpo, troppo spesso disabitato.

Anche il corpo è mutevole, e non è certo nel corpo che possiamo cercare il nostro sé; ma in questa ricerca si rivela uno strumento indispensabile.

Attraverso l'integrazione mente-corpo possiamo recuperare il senso dell'essere, facendo esperienza della semplice e gioiosa sensazione di esistere, troppo spesso oscurata dalle preoccupazioni dell'uomo del nostro tempo. E lo facciamo portando l'attenzione ad aspetti semplici ma "dimenticati" dell’esistenza. Respirare, percepire le sensazioni del corpo, sperimentare una presenza consapevole.

L'obiettivo della pratica degli asana è integrare mente e corpo, predisponendoci allo stato meditativo. Che altro non é che la ricerca del sé, l'unità della coscienza, fine ultimo dello yoga, qualunque sia la tecnica utilizzata.

La pratica degli asana è ormai molto diffusa in ogni ambiente. Possiamo scegliere tra moltissimi "stili" differenti, tradizionali e moderni, più o meno "commerciali": yoga statico, dinamico, della risata, yin yoga, yoga in volo, acroyoga, yoga nidra, anukalana yoga, restorative yoga, hatha yoga, ashtanga vinyasa yoga, kundalini yoga ecc...

Non importa quale "stile" pratichiamo, quali asana eseguiamo o quanti mantra recitiamo. Ciò che davvero conta, è l'intenzione della nostra pratica, la ricerca della nostra essenza, di quella parte sepolta in noi che resta immutabile e immobile nell'incessante movimento della vita. Facciamone esperienza sul tappetino, portiamola nel quotidiano e avremo sempre un porto nella tempesta.


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